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Quando la terra trema

 

Vedere le immagini drammatiche del terremoto che ha colpito il Giappone, non può che attivare in gran parte di noi emozioni di paura, compassione  e senso di impotenza. La perdita assoluta di controllo ed il rischio per la nostra sopravvivenza iniziano all’improvviso a “popolare” i nostri pensieri e le nostre fantasie.

In effetti, l’impatto di un evento così traumatico (come quello di disastri simili) sulla salute mentale e fisica delle persone coinvolte, è tale da provocare, in una parte di esse, conseguenze a lungo termine, che si potranno manifestare come sintomi di disturbo post-traumatico da stress (DPTS), reazione psicofisiologica con diversi gradi di severità clinica, che si associa in alcuni casi a depressione e ideazione suicidaria.  Un intervento psicologico precoce sulle vittime, in catastrofi come quella del Giappone, è dunque utile e necessario a limitare i danni e a prevenire le sofferenze future.

In uno studio pubblicato nel 2008 sulla rivista “Psychiatry and Clinical Neurosciences”, alcuni ricercatori giapponesi hanno riportato i dati relativi ad uno studio condotto su 3026 individui adulti, vittime del terremoto che nel 2004 colpì la zona di Niigata – Chuetsu (intensità 6.8 della scala Richter, inferiore al sisma recente). Al campione venne fatto compilare un questionario, con la finalità di valutare i fattori implicati nel determinare lo stress traumatico acuto (appena dopo il terremoto) e la capacità di recupero dopo 5 mesi dal sisma. I risultati hanno evidenziato che il 59,3% del campione manifestava sintomi di stress acuto, percentuale che scendeva al 21,8% dopo 5 mesi. Le persone che subito dopo il trauma soffrivano di sintomi da stress, erano in maggioranza donne, avevano una maggior paura del terremoto e delle scosse di assestamento, vivevano in casa o in ufficio e si erano ammalate fisicamente in seguito all’evento. I fattori che invece sembrano correlare con la riduzione della percentuale delle vittime “scompensate” e permettono di avere una fotografia di coloro che a distanza di 5 mesi non si erano ripresi dalla tragedia, sono: a)  essersi trovati in compagnia di persone sconosciute nella notte del terremoto, b) aver subito gravi danni alle proprie abitazioni, c) vivere dopo il sisma in strutture temporanee o a casa di parenti, d) aver riportato danni fisici.

I risultati ottenuti concordano con quelli di altre ricerche simili, effettuate su campioni di vittime di terremoti in altre parti del mondo, ed evidenziano l’importanza di attivare programmi di intervento specifici per le vittime, che oltre ad includere un supporto psicologico all’elaborazione del trauma, prevedano aiuti economici e sostegni mirati a fornire alloggi e a promuovere il reinserimento lavorativo.

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